Nel 2023, la serie Atelier festeggerà il suo venticinquesimo anniversario, un traguardo di rilievo che merita una celebrazione degna di nota. Da un lato, ci sarà il lancio della terza avventura di Ryza sul mercato, mentre dall’altro, Marlone farà il suo atteso ritorno. Marlone è il protagonista di Atelier Marie: The Alchemist of Salburg, un titolo che risale addirittura al lontano 1997 e che vide la luce esclusivamente in Giappone sulla prima PlayStation, rimanendo immerso nell’oscurità dei ricordi.
L’Atelier Marie Remake: The Alchemist of Salburg rappresenta un autentico rifacimento, come suggerisce il suo stesso titolo, del capitolo inaugurale della serie. L’approccio a questa operazione può essere interpretato in diverse ottiche, a seconda dei punti di vista. Potrebbe agire come una porta d’ingresso accogliente e su misura per coloro che sono nuovi a questo franchise affascinante. Allo stesso tempo, potrebbe anche costituire un emozionante viaggio nel passato, pensato per soddisfare gli appassionati di lunga data. In realtà, è probabile che abbia un po’ di entrambi gli aspetti.
È degno di nota il fatto che l’essenza dell’episodio originale non abbia subito alcuna alterazione, risultando intatta in ogni sua parte. Abbiamo deciso di esplorare nuovamente l’affascinante mondo di Atelier Marie, immergendoci nelle stesse atmosfere che ricordavamo bene, ma aggiungendo una grafica e modelli poligonali che abbiamo modernizzato in modo impressionante per riflettere lo standard del 2023. Inoltre, abbiamo scelto di adottare interamente lo stile dei personaggi chibi, conferendo ulteriore personalità al gioco.
Con queste considerazioni a mente, è giunto il momento di trarre un verdetto nella nostra recensione.
Trama: quella pasticciona di Marie
L’Atelier Marie Remake: The Alchemist of Salburg presenta un’esperienza unica rispetto agli altri titoli della serie. Qui l’obiettivo non è la salvezza del mondo, bensì la riscossa nella carriera accademica: Marlone, affettuosamente chiamata Marie dagli amici, è regolarmente iscritta come studentessa all’Accademia di Salburg, ma lotta per tenere il passo con gli esami. Le sue creazioni spesso finiscono in esplosioni, le formule non si fissano nella sua memoria e sembra essere del tutto inesperta nell’arte dell’alchimia. In contrasto con questa visione, c’è Ingrid, la sua insegnante, che decide di adottare un approccio radicale. Invece di espellerla, le assegna una bottega personale, completa di calderone e materiali. Marie avrà la possibilità di dimostrare il suo talento creando un oggetto che sorprenda Ingrid entro i prossimi cinque anni. Questa sfida determinerà il suo futuro accademico: se avrà successo, potrà proseguire i suoi studi; in caso contrario, sarà costretta a abbandonare.
La trama di Atelier Marie Remake: The Alchemist of Salburg si presenta con un’impronta di semplicità, accompagnando Marie nel suo affrontare di sfide, sia minime che notevoli, durante il suo viaggio formativo. Il passare di cinque anni avviene con celerità, seguendo fedelmente l’approccio del titolo originale, dove il remake incorpora un elemento di tensione tramite un timer inesorabile: una volta esauriti i giorni e i mesi assegnati, senza raggiungere l’obiettivo fissato da Ingrid, il giocatore subirà senza appello un game over.
La possibilità di smarrirsi lungo il cammino è tutt’altro che remota, poiché le attività da intraprendere sono estremamente molteplici: dall’arruolamento di amici, all’esplorazione di dungeon, dalla raccolta di materiali alla creazione di nuovi manufatti. Ogni azione comporta una porzione di tempo da destinare, quindi l’elemento dell’improvvisazione è completamente assente: è necessario operare con un calcolo meticoloso, considerando ogni dettaglio. Questo crea una sensazione simile all’ansia presente in The Legend of Zelda: Majora’s Mask, seppur in una misura più temperata.
Il remake presenta un’innovazione significativa che riguarda la capacità di eliminare le restrizioni sulla data di consegna, minando così l’idea centrale del gameplay. All’inizio del gioco, è possibile scegliere la modalità “libera”, permettendo ai giocatori di continuare l’avventura anche dopo il quinto anno, senza necessariamente soddisfare la richiesta di Ingrid. La nostra opinione è che questa scelta vada contro il senso comune. Riteniamo che Atelier Marie già manchi di sfide degne di nota, e la rimozione della sfida principale possa alterare completamente l’essenza del gioco. Tuttavia, poiché il mondo è un luogo libero, spetta ai giocatori decidere se adottare la nuova modalità, e non spetta certo a noi giudicarli.
Novità e limiti dell’operazione
L’aggiornamento della modalità di gioco rappresenta solo una delle tante novità offerte da Atelier Marie Remake: The Alchemist of Salburg. È importante notare che i menù e le finestre contestuali sono stati completamente rivisitati per rendere l’esperienza più ottimale: ora le istruzioni e le azioni da compiere sono chiare, fornendo indicazioni dettagliate su cosa fare e come farlo. Questa ottimizzazione generale sembra aver seguito la strada tracciata dagli ultimi capitoli di Atelier Ryza, che erano ricchi di suggerimenti per aiutare i nuovi giocatori. Inoltre, è evidente quanto il capitolo originale abbia subito una trasformazione completa dal punto di vista visivo: il mondo è stato trasportato in tre dimensioni ad alta definizione e si è adottato uno stile chibi per i personaggi e le abitazioni. Complessivamente, questa nuova formula si integra bene nel mondo fiabesco e non troppo violento di Marlone, lasciando intravedere un’anima semplice ma affascinante.
L’Atelier Marie Remake: The Alchemist of Salburg rappresenta, senza dubbio, uno dei capitoli più accessibili all’interno della serie. È deplorevole che, proprio durante il processo di rifacimento, non sia stata una priorità arricchire alcune meccaniche e introdurre sfide più stimolanti. Concentriamoci, per esempio, sui combattimenti: uniformi e istantanei, richiedono raramente una pianificazione strategica approfondita per avere la meglio sui (pochi) boss inclusi. Non si riscontrano sequenze di combo o tattiche di squadra elaborate. Ognuno dei tre membri del gruppo esegue la sua azione – attacco fisico, difesa, abilità speciale – e si osserva l’esito sugli avversari. Di solito, mettiamo fuori gioco i nemici in un paio di mosse, a meno che non decidiamo di affrontare immediatamente la zona montuosa, dove i mostri sono almeno 30 livelli più alti di noi.
La stessa situazione si riflette anche nel cuore del titolo, l’alchimia: sebbene pretendere il medesimo livello di complessità dei capitoli finali della serie fosse irrealistico, un minimo di rinnovamento avrebbe potuto avere un impatto positivo. L’unico ostacolo consiste nel bilanciare accuratamente il crafting per evitare di richiedere troppo tempo, ma con l’adozione della nuova modalità di gioco, questo problema è praticamente superato. Il metodo di reclutamento dei personaggi (nessuno dei personaggi secondari è davvero memorabile, l’eccezione è rappresentata da Marie, che possiede una sua personalità, seppur stereotipata) rimane costoso, con spese sostenute per ogni spedizione e ricompense moderate per il completamento delle missioni secondarie.
In effetti, il franchise Atelier si presenta come un’opzione ideale per coloro che cercano un prodotto che mescoli abilmente artigianato, scoperta e scontri. Nessuno può negare questo fatto. Tuttavia, è importante sottolineare che i capitoli più recenti del franchise presentano una ricchezza di complessità e diversità senza paragoni con il primo Atelier Marie, che ha subito un notevole miglioramento a livello grafico.