Adattare un anime in un film live-action è uno sforzo estremamente impegnativo per vari motivi. Quando si tratta di una serie amata come Knights of the Zodiac (nota anche come Saint Seiya), la complessità raggiunge nuove vette. Richiede competenze straordinarie, un eccezionale livello di creatività e un budget consistente. Sfortunatamente, il regista autodidatta Tomasz “Tomek” Bagiński non aveva queste risorse quando gli fu affidato l’arduo compito dalla Toei. È scoraggiante considerare quanto Masami Kurumada, il creatore originale, deve essersi preoccupato del progetto.
Dopo che i trailer iniziali non sono riusciti a creare un’impressione positiva, è ora evidente che Knights of the Zodiac (noto come Saint Seiya in altre parti del mondo) è un film terribile che manca di rispetto al caro mondo immaginario che ci sta a cuore. In Giappone, è stato intitolato Saint Seiya: The Beginning, come un cenno al manga e alla serie anime originali. L’intenzione era che fosse il primo capitolo di una serie di film in sette parti. Tuttavia, la nostra recensione di Knights of the Zodiac approfondisce il motivo per cui sarebbe più prudente interrompere qualsiasi ulteriore continuazione della serie.
Hanno nomi importanti…
Quando ricordiamo i Cavalieri dello Zodiaco, vengono in mente immagini vivide. Immaginiamo le iconiche e scintillanti armature che possono essere trasformate all’istante. Ricordiamo le grandi battaglie tra eroi e cattivi, senza paura di mostrare le proprie emozioni e versare lacrime per i loro avversari. Le storie dei protagonisti sono piene di tragedie mentre vengono sottratti alle loro famiglie e modellati in armi sovrumane, solo per rendersi conto che in realtà sono amici e fratelli. Inoltre, ricordiamo con affetto il clamoroso doppiaggio italiano degli anni ’80, che, pur alterando i dialoghi originali, è diventato uno dei più venerati nella storia dell’animazione televisiva italiana.
Purtroppo, il film di Bagiński manca di tutti questi elementi. Sembra che i co-sceneggiatori, forse, abbiano tratto ispirazione solo dal deludente revival in CGI uscito inizialmente su Netflix e successivamente su Crunchyroll. In un film di quasi due ore incentrato sui Cavalieri dello Zodiaco, l’armatura fa solo una breve apparizione negli ultimi dieci minuti, indicando che qualcosa non va. Comparativamente, il film dei Power Rangers del 2017 ha affrontato una situazione simile, ma almeno c’è stata una progressione e i momenti culminanti nelle loro tute hanno fornito un culmine soddisfacente sia per i personaggi che per il pubblico.
In questo adattamento live-action di Saint Seiya, intitolato “Saints”, sono presenti solo due “santi”. Mackenyu, che sembra essere il figlio di Sonny Chiba e interpreterà anche Roronoa Zoro nella prossima serie One Piece di Netflix, assume il ruolo di Seiya. Diego Tinoco, d’altra parte, interpreta Ikki, che, per qualche motivo, è stato trasformato in un personaggio chiamato Black, simile all’anime CGI. È importante chiarire che il termine “Nero” si riferisce al nome del personaggio piuttosto che al colore della sua pelle.
Nel film, Seiya è un orfano che si impegna in combattimenti clandestini nella sua ricerca per trovare la sorella scomparsa, Patricia. Nel frattempo, Ikki funge da scagnozzo di Vander Guraad, un altro personaggio derivato dal revival CGI. Tuttavia, in questa versione, Vander Guraad non è il vecchio amico di Alman Kido ma la sua splendida ex moglie, interpretata da Famke Janssen. È interessante notare che Sean Bean interpreta lo stesso Alman Kido. Anche attori del loro calibro a volte assumono ruoli per far fronte a obblighi finanziari.
Non ci sono apparizioni di personaggi come Sirius, Crystal o Andromeda in questo adattamento. Invece, la narrazione ruota attorno al viaggio di Seiya per guadagnare l’armatura di Pegasus e proteggere Isabel, che è la figlia adottiva di Alman e anche l’incarnazione della dea Atena. Per essere completamente trasparenti, la trama principale reinventata introduce un avvincente conflitto familiare. Isabel, che sta ancora imparando a sfruttare i suoi poteri divini, diventa il centro di questo conflitto. Mentre Alman crede nel suo potenziale per essere una forza del bene, la sua ex moglie non è d’accordo e la persegue attivamente per prevenire qualsiasi potenziale danno al mondo. Questa dinamica aggiunge uno strato intrigante alla storia.
In effetti, il nocciolo della questione è come hai descritto. Tuttavia, la sceneggiatura complica inutilmente la trama introducendo numerose incongruenze logiche. Ad esempio, Guraad possiede una tecnologia altamente avanzata derivata dal reverse engineering dell’armatura del Sagittario. Con questa tecnologia, costruisce un esercito di cyborg che assomigliano agli Steel Knights. Nonostante questa impressionante abilità tecnologica, diventa sconcertante che si sforzi di individuare la grande villa in cui risiedono Alman, Isabel e il loro staff. Parlando dello staff, tra loro c’è il formidabile Mark Dacascos, che interpreta l’intraprendente Mylock. Inizialmente maggiordomo, Mylock viene promosso al ruolo di guardia del corpo tuttofare. Inoltre, c’è il personaggio enigmatico di Isabel, che possiede un potere immenso e il potenziale per scatenare la distruzione quando è arrabbiata. Sorprendentemente, si avventura liberamente sulla sua moto nonostante i rischi associati alla sua natura instabile. Queste incongruenze e peculiarità complicano ulteriormente la narrazione.
Sfortunatamente, la regia di Bagiński porta a un passo falso anche con un personaggio come Cassios. In questo adattamento, Cassios è ridotto a un goffo antagonista secondario che assomiglia a Nick Stahl, nonostante abbia il potenziale per un avvincente arco di crescita e redenzione che era presente nel manga e nell’anime. Invece di esplorare il tragico viaggio dell’eroe di Cassios ed elevare il suo personaggio oltre un semplice ruolo di supporto, viene sminuito e relegato all’insignificanza. Al contrario, Mylock, che in origine aveva un ruolo minore, si trasforma in una figura che ricorda John Wick, acquisendo un’importanza inaspettata e diventando un personaggio più centrale. Questo rimescolamento dell’importanza del personaggio si aggiunge ulteriormente alle incoerenze e alle discutibili scelte creative all’interno del film.
Al contrario, a Nerone manca il fascino e la presenza che possiede suo fratello Andromeda, o nel caso dell’adattamento più recente, sua sorella. Nero sembra privo di carisma, simile a un cucchiaino da caffè, e la profondità del suo personaggio è superficiale come un posacenere. Inoltre, Castalia, che indossa un’armatura d’argento acquistata da Aliexpress e fa da mentore a Seiya nello sconcertante compito di incerare e rimuovere la cera, manca di spiegazioni e ragionamenti adeguati dietro queste azioni. Ciò evidenzia un grave difetto nella narrazione: senza un coro di protagonisti avvincenti, la narrazione non riesce a risuonare in modo efficace.
Sono grandi e forti eroi…
Purtroppo, Knights of the Zodiac è uno di quegli adattamenti che getta indiscriminatamente parole e concetti nel mix senza preoccuparsi di fornire spiegazioni a chi non conosce l’opera originale. Introduce elementi assurdi, come medaglie che si trasformano in cofanetti e poi si smontano in pezzi di armature volanti. Nel frattempo, un’incantevole interpretazione di “Pegasus Fantasy” viene riprodotta in sottofondo, apparentemente con l’errato presupposto che questi cenni nostalgici e ammiccamenti, tra cui Seiya che scala pareti rocciose o cambia armatura senza giustificazione, saranno sufficienti a placare i fan più accaniti. Tuttavia, questo approccio trascura la necessità di una narrazione coerente e non riesce a soddisfare coloro che sono nuovi alla serie.
È davvero un peccato perché nel film di Bagiński ci sono degli aspetti positivi, anche se molto basilari, che vanno al di là delle sequenze d’azione e di combattimento. Un aspetto encomiabile è il modo in cui il regista ritrae la relazione in evoluzione tra Seiya e Isabel, interpretata da Madison Iseman. Il passaggio dalla sfiducia iniziale all’intolleranza e infine lo sviluppo di un’amicizia genuina è gestito con un certo livello di naturalezza, divergendo dalla cieca devozione spesso vista nell’anime. Inoltre, l’approccio del regista alla risoluzione del conflitto familiare durante tutto il film mostra la sua attitudine per una narrazione più introspettiva, concentrandosi sulle dinamiche dei personaggi piuttosto che affidarsi esclusivamente a scene di inseguimenti ed effetti speciali appariscenti. Diventa evidente che il regista polacco sarebbe stato più a suo agio con una sceneggiatura che scavasse più a fondo nei personaggi e nei loro viaggi emotivi.
Il film I Cavalieri dello Zodiaco delude quando si tratta di effetti visivi, in particolare con la sua datata computer grafica per PlayStation 2. A parte i cavalieri che si muovono a velocità sovrumane che ricordano i kryptoniani nei film di Zack Snyder (cosa prevedibile visti i loro poteri), ci vogliono quasi due ore prima che venga mostrato un vero combattimento. Tuttavia, le sequenze di arti marziali, presentate al rallentatore e accompagnate da coreografie insignificanti, non riescono a generare entusiasmo. Inoltre, quando il film tenta finalmente di replicare le inquadrature iconiche e dinamiche che hanno definito la storia dell’animazione giapponese, il risultato sullo schermo sembra al massimo scadente. Lo scontro finale si trasforma in uno spettacolo a basso budget che ricorda una mediocre rissa superpotente.
Il problema risiede principalmente nei design delle armature nel film, che, in generale, tentano un nuovo aspetto realistico che potrebbe essere perdonabile. Tuttavia, su Mackenyu e Tinoco, le armature appaiono grottescamente ruvide. Per dirla senza mezzi termini, anche il cosplay visto al Lucca Comics mostrava rappresentazioni più accurate. È interessante notare che il film si apre con un flashback che mostra i cavalieri del Sagittario e del Capricorno, presentati in computer grafica che sono molto più convincenti. Alcuni miglioramenti digitali sarebbero stati appropriati, poiché l’armatura di Pegasus e Phoenix non ha alcuna parvenza di elementi soprannaturali. La computer grafica viene utilizzata sporadicamente per gli effetti, a volte con risultati risibili. Si verificano esplosioni devastanti senza spiegazioni chiare su come i sopravvissuti ne escano indenni. Inoltre, la manifestazione del Cosmo, raffigurata come lampi colorati, sembra deludente nell’esecuzione.
Nella durata di 112 minuti di questo film, ci sono alcune opportunità mancate nonostante alcune idee promettenti, in particolare in termini di cinematografia e colonna sonora composta da Yoshihiro Ike. Ad esempio, c’è una scena in cui Seiya si allena insieme a Castalia in una vasca adornata con i resti di una colossale statua della dea Atena. Questa ambientazione crea un’atmosfera soprannaturale e inquietante, come se il tempo stesso fosse sospeso. Sarebbe stato interessante approfondire questo mondo fantasioso, eppure il film si limita a fornire uno sguardo fugace senza offrire alcuna spiegazione o ulteriore esplorazione. Ciò rappresenta un’occasione persa per espandere concetti intriganti e creare un’esperienza più coinvolgente per il pubblico.
Sfortunatamente, pochi fugaci momenti di ispirazione non sono sufficienti per salvare I Cavalieri dello Zodiaco dalle profondità della mediocrità. La mancanza di comprensione di Bagiński su ciò che rende il lavoro di Kurumada davvero speciale diventa evidente. L’essenza del sacrificio, l’altruismo, la dedizione incrollabile a una causa e la fiducia incrollabile nei compagni leali: tutti questi valori che definiscono il lavoro originale vengono eliminati. Ciò che rimane è un ritratto superficiale, che riduce la storia a nient’altro che pigri cosplayer che si impegnano goffamente in battaglie accompagnate da effetti speciali scadenti. Il film non riesce a catturare la profondità e l’essenza del capolavoro di Kurumada, lasciando dietro di sé un adattamento vuoto e deludente.