A un certo punto, un individuo all’interno di Bloober Team ha probabilmente avuto l’inclinazione ad amalgamare tutti i frammenti della serie Layers of Fear, trasformandoli senza soluzione di continuità in una narrazione unitaria. Per coloro che si sono cimentati con i capitoli principali, insieme al DLC che accompagnava il primo capitolo, è diventato evidente che esisteva un’interconnessione inconfondibile, in quanto queste storie condividevano una struttura di fondo distinta che ruotava intorno all’arte, all’ispirazione artistica e a una fissazione totalizzante. Inoltre, sono state narrate in modo analogo, nonostante le diverse ambientazioni. Non sorprende quindi che sia stata scelta una riedizione completa della serie, ora arricchita di nuovi contenuti destinati a legare insieme i vari episodi, trasformandoli in capitoli coesi di un unico racconto. Con l’esame della valutazione di Layers of Fear, verificheremo se questo sforzo di rifacimento e sintesi può essere considerato un trionfo o un fallimento.
La storia
Layers of Fear si imbarca in un racconto del tutto nuovo, che presenta una scrittrice che si avventura verso un desolato faro dopo aver trionfato in un concorso che le ha concesso un idilliaco periodo di isolamento. In completo isolamento, lontana dalla civiltà, questa dimora solitaria diventa il suo rifugio per la stesura di un nuovo romanzo, un impegno reso necessario dagli obblighi contrattuali assunti con gli organizzatori del concorso. Tuttavia, diventa subito evidente che incontrerà molto più di quanto previsto, come accennato nella scena iniziale in cui torna per cercare vendetta.
Attraverso i suoi scritti, le cronache degli altri Layer of Fear si dipanano, intricate e intrecciate con la sua narrazione, assumendo un ruolo centrale nell’intera esperienza. Piuttosto che singoli giochi liberamente accessibili, questi episodi distinti sono stati smontati e riassemblati all’interno di una trama generale più grande, anche se segue una traiettoria lineare. L’intrinseca natura visionaria di ogni storia rimane intatta, amplificata ulteriormente dai progressi tecnologici – argomento che approfondiremo in una sezione dedicata.
La squilibrata dimora del pittore, protagonista dell’iniziale Layers of Fear, assume un livello amplificato di surrealismo nella sua labirintica disposizione di stanze e corridoi apparentemente disordinati. Eppure, sotto la superficie, questi spazi interconnessi possiedono una profonda essenza simbolica e onirica. Allo stesso modo, gli ambienti enigmatici e accattivanti a bordo della nave dell’attore, protagonista del secondo capitolo, evocano un senso di mistero ancora maggiore, fungendo efficacemente da sfondo teatrale per le fissazioni del protagonista. Questo effetto amplificato è ulteriormente accentuato dalla narrazione generale che ora è alla base di tutta l’esperienza.
L’encomiabile sforzo degli sviluppatori di stabilire ampie connessioni tra i diversi eventi, creando un’esplicita mitologia condivisa, conferisce un certo livello di intrigo all’atto di rivisitare entrambi i capitoli primari, anche per coloro che li hanno già vissuti in precedenza. Solo i DLC del capitolo iniziale si discostano leggermente dalla coesione generale, data la loro natura di aggiunte successive al lancio. Tuttavia, sarebbe stato un peccato rinunciare alla loro inclusione, considerando gli approfondimenti che forniscono alla narrazione del pittore.
Orrore o no?
Per quanto riguarda il gameplay, Layers of Fear può sembrare inizialmente un’esperienza survival horror, ma alla fine si sviluppa come un’avventura guidata dalla narrazione in cui l’orrore serve più come condimento che come piatto principale. Il gioco stabilisce rapidamente che non ha alcuna intenzione di ostacolare i giocatori nello svelare i misteri che li attendono. I vari ambienti da esplorare sono pieni di documenti da leggere, che servono come mezzo principale per raccogliere informazioni sui personaggi e sulle loro esperienze.
Il sistema di movimento del gioco, con la sua deliberata lentezza di corsa e l’assenza di accovacciarsi o sbirciare dietro gli angoli, segnala chiaramente l’assenza di un meccanismo stealth e la mancanza della necessità di nascondersi da inseguitori o nemici implacabili. Di conseguenza, la tensione iniziale si dissipa abbastanza rapidamente. Alla fine, i giocatori acquisiscono una sorta di “armi” che evocano creature ostili dall’aspetto inquietante. Tuttavia, questi incontri non contribuiscono ad aumentare il senso generale di suspense e terrore, poiché possono essere affrontati direttamente. L’unica fonte di preoccupazione che suscitano è l’impossibilità di eliminarle definitivamente. Di conseguenza, possono rivelarsi una seccatura finché i giocatori rimangono all’interno delle rispettive aree. Tuttavia, chiudere una porta dietro di sé è in genere sufficiente a farli sparire, consentendo di proseguire senza preoccuparsi eccessivamente della loro presenza.
In sostanza, Layers of Fear rimane in gran parte invariato rispetto ai suoi predecessori, rendendo estremamente difficile per chi ha giocato in precedenza provare anche solo un minimo di tensione, anche di fronte a scene che ci si potrebbe aspettare più macabre. Sebbene vi siano alcuni fugaci momenti di maggiore suspense, essi occupano un ruolo minore nell’ambito del gameplay complessivo, che ruota principalmente attorno all’avanzamento, all’esplorazione dei dintorni e all’interazione con vari oggetti.
L’esplorazione stessa è notevolmente snella, nonostante l’apparente natura labirintica delle mappe. Tuttavia, questa impressione è ingannevole, poiché per la maggior parte del tempo i giocatori avanzano in modo diretto, con solo occasionali deviazioni per trovare oggetti da collezione. A volte è necessario raccogliere chiavi e altri piccoli oggetti, ma la mancanza di un inventario completo e l’utilizzo automatico di questi oggetti riduce la sfida di decifrarne l’uso previsto. In questo senso, gli enigmi servono principalmente come pause intermittenti nel ritmo del gioco piuttosto che come meccaniche che mettono veramente alla prova l’intelletto del giocatore. Di conseguenza, i casi in cui si rimane momentaneamente bloccati dalla soluzione di un enigma sono poco frequenti e brevi, e raramente durano più di qualche secondo.
In sintesi, Layers of Fear dà la priorità alla narrazione, con le meccaniche di gioco al servizio dell’aspetto narrativo: una caratteristica che rimane coerente con i giochi originali e che vale anche per questa raccolta di remake. Pertanto, non ci si devono aspettare deviazioni significative in questo senso, ad eccezione dei casi in cui si è cercato di amalgamare le varie esperienze in un unico gioco. Indubbiamente, la portata è più ampia, considerando l’inclusione di due giochi completi insieme a DLC esistenti e nuovi, oltre a una trama interconnessa che si svolge al proprio ritmo, il tutto compresso in un titolo unificato. Tuttavia, i sistemi di gioco in sé non hanno subito rivoluzioni inaspettate.
L’Unreal Engine 5 si vede in Layers of Fear
L’area di maggior interesse per Bloober e Anshar risiede senza dubbio negli aspetti tecnici di Layers of Fear. Essendo il primo gioco alimentato dall’Unreal Engine 5 ad arrivare sul mercato, sfrutta appieno le potenzialità offerte dal motore di Epic Games, dando vita a una presentazione grafica che sembra appartenere a un altro pianeta rispetto ai titoli originali. Questo è in parte dovuto all’aumento del budget, che ha permesso la crescita del team di sviluppo principale negli ultimi anni, portando a collaborazioni prestigiose come il remake di Silent Hill 2 con Konami.
Non solo gli ambienti vantano un livello di dettaglio significativamente più elevato, ma l’atmosfera generale appare molto più intricata, grazie anche all’implementazione di Lumen per l’illuminazione, che consente di creare spazi di grande impatto, anche se piccoli. Di conseguenza, le stanze della casa del pittore emanano ora un’oscurità più profonda e inquietante, mentre le ambientazioni a bordo della nave dell’attore presentano un’estetica simile. In generale, tutto è visivamente più accattivante rispetto ai capitoli originali e lo stile artistico scelto sembra più sicuro, offrendo un maggiore senso di coesione anche negli elementi completamente nuovi, come la storia dello scrittore e il nuovo DLC che segue la prospettiva della moglie.
Per molti versi, vale la pena giocare a Layers of Fear solo per vedere l’Unreal Engine 5 in azione, perché mette in mostra le impressionanti capacità del motore.